Disperati

I disperati non hanno più un tetto, dovrebbe bastare un cielo di stelle e pioggia freddo vento.

Disperati vengono da terre lontane hanno perso tutto, non hanno conquistato niente,

chiedono umanità e ascolto.

Trattengono violenza e sgomento dell’ essere fuori, mentre chi è dentro fa polvere sotto il tappeto, gioca con ruspe con il marchio “non c’è una grande voglia di vedere o di capire o trovare una soluzione”.

Tante parole, magari troppe, propaganda e asini in cielo. E ai disperati non interessano, loro diventeranno polvere prima di noi o forse no.

Ci sono invece parole magiche, educazione e costruire cultura di empatia e integrazione ( certo non hanno un brand).

Ma io lo vedo

ognuno pensa per sé

per quel piccolo mondo in cui già si trova disperato e alle strette con finzioni quotidiane.

E i disperati veri,

loro sì con un tetto di stelle o di nuvole,

freddo nelle ossa che ricordano, comunque, i mari attraversati oltre i tanti buchi neri di memoria.

E noi cosa siamo? Stiamo in molti su paurose isole deserte, naufraghi di azioni reali.

(relazione)

apparente.mente

non so se mente l’apparenza

so che appare una mente

solitaria e rabbiosa

in cortocircuito di socialità

cerca approdi  di irrealtà da schermo piatto

apparentemente incontro

con un gran bisogno di cambiamento

gente molto sola

a costruirsi le solite torri d’avorio

comunque tante finzioni e parole messe lì

insoddisfatti della creazione senz’ azione

mai verso una comunicazione

in comune non so cosa abbiamo da dire

la finzione, il gioco di prestigio del coniglio narcisetto

che appare  e scompare nel cappello del mago

amore dove sei?

sei nel traffico di cuore dolore?

apparentemente sì.

Sotto.sopra

Sotto all’impalcatura aspetto per entrare

Sopra all’ impalcatura, musica balcanica, là si lavora a ritmo.

Me. Sottosopra come quel barattolo di visciole al sole.

Profumo di pane non più mangiato.

Profumo di buono, di alcuni odori familiari persi.

Tante ricompense tanti distacchi.

Amore dove tu sia non mi è dato saperlo.

Credo di trovarti sempre in quel riflesso acquatico, smuovi qualcosa e poi non c’è più Narciso.
Allora in solitudine aspetto il prossimo gioco di luci per fotografare ninfee vietnamite all’alba

Mi nutro di questi momenti haiku della vita mia.

È già qualcosa, è già molto.

No giudizi o opinioni non richieste, bugie, assenze di presenza perché invece negli haiku di viaggio, stupore e bellezza c’è ( mancano anche i cani e gatti aizzati dagli avvoltoi)

stare sotto. sopra le ombre al lavoro, stare sopra. sotto inutile comunicazione di un virtuale di apparenze vincente

E io cosa aspetto per arrivare dall’ altra parte?

Ci provo e riprovo non sempre riesco ad attraversare questo fiume, mi manchi e non so dove tu sia a nuotare ora,

insieme ora non c’è, anche questo ‘stare assieme’ ennesima insidia di un gioco spazio tempo al limite della sopportazione.

Possesso e non possesso lasciare andare perdere

riconquistare vanità desiderante

sottosopra come un barattolo di visciole al sole.

Essere generosi di tempo e amore

A questo pensiero approdo pure se vado controcorrente

Io e i barattoli di visciole rosse sottosopra

E’ come se…

la nostra solitudine imponesse distanze

oggi ho fatto un viaggio di memoria con immagini che non sapevo o dimenticavo

ti ho rivisto nel tuo bisogno d’amare e in quella superficialità per non soffrire, ambivalenza per non esporti mai.

E’ come se ti avessi evocato e continuo a farlo

le magie che ne escono fuori sono da freak show, alcune sul versante sadico compulsivo

le dipendenze esistono eccome…

non è semplice liberarsene

dipendere da quello che fa male che non è il tuo bene.

Quell’amore in un velo che butto in aria e poi finito a terra, ci danzo attorno, magari lo pesto o lo raccolgo.

E’ come se questa mancanza sia la nostra condanna,

non ci siamo mai parlati tanto per evitare di riconoscerci

e sicuramente ci siamo mancati  tantissimo

a distanza scrutavamo segni dell’altro

e sicuramente ne eravamo terrorizzati

e poi  il lato sadico ed indifeso ed il bisogno d’isolarsi

come se… non ci fosse altro di più bello di questo non amore

e ora mi vedo appesantita zavorre.

non sempre con tanto desiderio di desiderare,

eppure sì

lo voglio lo vorrei

un angolino dove accoccolarsi e non far nulla ascoltare il battito e la pulsazione e la voce che canta vita

perchè sai… ho ritrovato la voce

già, una piccola grande guerriera mi ha riportato sulla strada del canto

e io le sono grata,

anche per quelle risate

sono grata,

condivise tra tante storielle di folli lacrime fatte di chiodi

come se… tu non ci sia

e mi manchi, pure se la tua assenza è

fondamentalmente il modo  per mettermi in vita

mettermi alla luce

rinascere e rimorire

qui sto

è come se… quel baratro di bugie  ben riflesse in tanti specchi

venga riproiettato all’infinito

e la testa gira e il corpo vortica su di sè

vorrebbe spiccare il volo ma è pesante è largo è curvo

ha uno sguardo preoccupato

perchè tu non lo hai abbracciato e non lo hai trattenuto il più possibile.

In volo l’hai sollevata quella bimba e poi rovinosamente

è scivolata o l’hai fatta cadere,

non è dato sapere.

e sembra il giorno della marmotta…DSCN0995

 

fathers and sons

A Garbatella, mi chiede dove sia Via del porto fluviale… sai la casa delle facce… io gli rispondo ci passo attraverso e ci andiamo insieme. Ha con sè un cane di 5 mesi, di media taglia e uno zainetto. Cerca da dormire là. In pochi passi mi racconta la sua vita. Alberto ha 18 anni, porta occhiali spessi, non pare drogato o punkabestia ma è loquace e desideroso di conoscere il mondo. Entriamo in confidenza subito. Pare ogni tanto, frequenta l’ultimo del liceo turistico, riesca a studiare solo se si sloga qualcosa e rimane a casa per giorni interi e poi prende pure bei voti.
Il padre, solo dopo un giorno, mentre prova ad andare a vivere con lui, lo caccia, pare gli dovrebbe dare soldi che non gli ha mai dato. Così come lo caccia l’amico che probabile ami qualche droga… Così la madre che lo chiama mentre camminiamo, forse vuole sapere dove sia il figlio…pure con lei le cose non vanno. Alberto mi pare un bravo ragazzo, solo capitato nella famiglia sbagliata, con genitori sbagliati, magari incapaci di contenimento e presenza, divorati da sensi di colpa grossi come elefanti ma capaci di sparire con la velocità di ombra di topo che sfugge. Vuol sapere se ho figli e sono sposata, si stupisce della mia età vera ahaha
Alberto lascia la scuola e se ne va tre mesi in Cina e Giappone, poi scopre i woofeer. Lui vuole vedere il mondo, provo tenerezza e penso che così sarebbe stato questo figlio mio, desideroso non solo di un pezzo di carta diploma ma con la necessità vitale di sapere di tutto.
Poi gli dico che lui forse sarà un buon padre, migliore di tanti altri, quando mi dice che non vuole figli, il suo essere figlio deve essere e sarà ferita aperta a lungo, temo.
Penso possa riscattarsi con la testa e l’apertura che ha nella vita.
Mi chiede se conosco qualcuno alla casa delle facce ma no, purtroppo no.
Caro Alberto ti saluto con un ‘buona fortuna’ e chissà
un giorno tu diventerai un piccolo grande uomo cresciuto
a cui capiterà di ascoltare, vagante nella notte, un altro ragazzo diciottenne, cercando di spazio nel forse.

moltitudine sola

 

se questa vita prende forma di punto interrogativo che tu stia alla curva o al punto non cambia molto. Forse errore è questo isolarsi in dubbi e domande senza risposta o in luoghi troppo comuni per essere abitati. Meglio evadere e non pensare,  ognuno trova il suo sistema… oppure partecipa, affronta mille fate morgane e diventa attivo cittadino, parla e  non stacca il cervello dal cuore.

Oggi, mio malgrado in un luogo di  moltitudine e solitudine, con pareti  sbiadite e rotte,  odore di poco vitale. Là ci va chi  avverte qualche dolore e deve essere curato o chi si sente solo e vuole essere curato, chi si ammala per trovare qualche moltitudine in più o attenzione. E poi tra quelle mura, devi sempre riflettere che c’è la fine, che da solo non si può e  ti devi fidare o affidare.

Che fosse davvero la fine  dello stare tutti da soli? perché l’anestetico funziona così così se si è in tanti e proprio  di questi tempi dovremmo farne a meno( degli anestetici ovvio!)

E in.fine, invece, qualcosa di diverso e giocoso, smettendo di spegnersi. Ho trovato  questi spazi  bianchi sicuramente  da riempire, ognuno come può.